Angolo di carlone – 3° puntata

Pubblicato: novembre 7, 2011 in Senza categoria

3. Manuale del Lungo.

Infallibile Sesta sconfitta consecutiva per i lattai nella piscina con parquet riccionese, noi schifo ma non schifo schifo come nelle ultime 3 settimane anzi, BENE nel 1° quarto, discreti nel secondo, poi schifo, poi schifo schifo. A fine partita, per annegare i dispiaceri nell’Adriatico, sono andato in un posto storico per i locali, che tanto a voi non piacerà mai perchè non ascoltate rock e a bolo by night se giochi a b-ball devi fare il niggaz ‘til the end. Il posto si chiama Boulevard, enorme, è inculato nelle colline misanesi e ci sono 3 sale rock-metal-anni’60/poprock, costo 10-12 con 2 drink gratis, birra3€, longdrinks4, pestati5. “Fa merda.” “Va bene.” Ovviamente i Latticini (lattai-Under) dicono che i Coldplay sono Rock e si portano i compiti in pullman, poi ne prendiamo altri 20 la sera che non c’è l’Echoes e verso le 22 del sabato il cerchio, malamente, si chiude. Ho deciso di fare uno strappo alla regola. Visto il momento delicato del team, mi vedo costretto a sciorinare in via eccezionale alcuni appunti di viaggio, che mi sono segnato durante le mie avventure dalla Pgs, passando per la Baou, fino a Granatown. In particolare, qualche consiglio/avvertimento per i miei giovani compagni/colleghi lunghi. 1. CHERRY-PICKING DIFENSIVO. Indiscussa e fantastica tattica, utilissima quando il lungo in questione è costretto a giocare con una squadra di nani giovani. Si tratta, in sostanza, di evitare di correre il contropiede offensivo quando ci sono ottime possibilità che questo non vada a buon fine, riuscendo a difendere, così, sulla contro-transizione. Utilissima per molteplici motivi: il lungo omette un giro di campo e rifiata, l’esterno (il nano) non ha avversari in squadra per poter segnare un cesto, e l’allenatore vede che c’è qualcuno dietro a coprire. Le chance del lungo di vederla nei 2-3 giri successivi aumentano sensibilmente: nel caso in cui le due squadre siano parecchio scarse, il cherry-picking difensivo può essere doppio (abbrev. DCPD). 2. GESTIONE SQUADRA. Il lungo in squadra è come Biancaneve per Hartman, non conta un cazzo. La palla ce l’hanno gli altri, sempre. Detto questo, se il lungo è un po’ più vecchio ed esperto degli altri può farsi ben volere e rispettare, ma deve comunque stare cagato entro certi limiti. Tuttavia, e ciò è paradossale, così facendo si scopre la sua vera funzione, quella di vigile urbano: controlla ciò che succede in spogliatoio, amministra col capitano (se non è lui, ma nel 93% dei casi il lungo non è mai capitano) il conteggio paste, schiaffa 5 alti per la storia del “non la vedo mai”, è in ottimi rapporti con staff e dirigenza. Possiede pochi bonus, anche se in misura maggiore rispetto agli altri, che verranno persi automaticamente alla prima pisciata fuori dal vaso. 3. AMM. COMPETENZE pt.1: RIMBALZI. Nessuna persona, quindi nessun giocatore di basket, si può conoscere nella sua interezza. La prima impressione, nel parquet come nella vita, è quella che conta. Qualche tempo fa mi reputavo decente a rimbalzo d’attacco, ma col tempo ho capito che non ne vale la pena: se la gente comincia a farci l’abitudine, si capisce, penserà che è davvero quello il tuo ruolo in squadra. Da quando ho smesso di andarci gli esterni martellano da 3 molto meno, si gioca più pick’n roll (o pick’n pop) (vedasi pt.4) e, vedere pt.1, un salto in meno equivale a 3-4 m in più di corsa dall’altra parte. E il lungo, magicamente, la vede, anche perchè anche il più Smush Parker/Gailius fra gli egoisti dopo un po’ capisce che in 4 a sto sport proprio non si può giocare. Tattica consigliabile a lunghi poco atletici, grezzi e con tanta voce in capitolo (leggasi pt.2), che sono poi quelli che, sul campo, contano fattivamente come Robert Parish nei Bulls del ’97. 4. AMM. COMPETENZE pt.2: COME STARE IN CAMPO. Come si entra in campo sin dal 1° minuto è fondamentale, nel gioco del basket. Il lungo medio da minors, nei primi minuti del match in campo NON ci deve entrare. Per farsi notare da tutti in maniera positiva, deve iniziare con un paio di rimbalzi difensivi, la deve chiamare ma non la deve ricevere, deve, deve, e ancora deve. L’unico rimedio per evitare il pino a fine azione dopo un piazzato sbagliato è sperare che stessero scadendo i 24”, non può uscire dall’area dei 3sec. per cui è scusato, dopo il fischio, dall’allenatore, è costretto a quei due-tre movimentini di sempre al quale si aggrappa perchè, a fine gara, il suo score non reciti virgola. Tutto ciò, converrete, si riconduce al pt.3 => NON ANDARE A RIMBALZO D’ATTACCO. In realtà, saltuariamente, il lungo può andare anche in doppia cifra, se gioca non meno di 25′, la squadra tira dal campo col 31% e riesce a fare due gag con gli arbitri, che lo mandano con candido stupore in lunetta più del solito. 5. JESUS CHRIST SUPERMOVE. Soluzione finale, adottabile dopo un CPD (vedasi pt.1) o, in ogni caso, quando si è l’ultimo della squadra a difendere il proprio canestro, e si sta recuperando terreno nei confronti dell’avversario. Arrivati fianco a fianco, ad un certo punto, inevitabilmente, nella corsa l’esterno contro il lungo adopererà un cambio di mano. In quel momento, il lungo dovrà girarsi su se stesso nel cilindro dell’esterno, con le braccia ben aperte per rendere impossibile ogni ipotetica conclusione e, magari, per fracassargli i denti. Se la mossa avviene a gambe divaricate, si parla di Posizione Vitruviana: a gambe chiuse, diventa la leggendaria Jesus Christ Supermove. Da utilizzare preferibilmente senza la situazione di bonus, o in caso di esterno con mani quadre dalla linea: è sempre e comunque fallo, ma, se fatta bene, non ci sarà mai canestro e non sarà mai antisportivo, perchè il grigio la metterà sulla poca coordinazione, anche per il più agile dei lunghi. Ne approfitto per dire che sono contento di ogni scelta che ho fatto e che sono strafelice di ogni gruppo che sto vivendo e che ho vissuto, cestisticamente. Leggasi pt.2.

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